La messinscena di uno spettacolo teatrale è tradizionalmente il punto d'arrivo, il momento più importante nell'ambito del laboratorio di drammatizzazione. Come molti sanno, mentre un piccolo gruppo recita la propria scena, gli altri sono dietro le quinte o nel camerino a cambiarsi d'abito, in attesa di salire sul palco nelle scene successive.
Ciò che avviene sotto i riflettori è quello che tutti vedono. Ma non è più importante di quel che invece nessuno vede, quel che accade nel semibuio dello stanzino o del retro palco, in cui gli attori in pochi secondi devono preparare se stessi, i loro vestiti e gli oggetti per le scene che si susseguono sul palco.
Un esempio di tutto questo l'abbiamo vissuto con i ragazzi di una quinta elementare che metteva in scena tre storie. Tutti i giovani attori erano coinvolti nei tre atti unici, di conseguenza, oltre a tenere a mente il copione, le entrate e le uscite, l'espressività e i movimenti scenici, dovevano:
• organizzare ciascuno i propri vestiti della seconda e della terza scena, visto che avevano indosso solo quelli della prima
• organizzare gli oggetti da portare in scena, qualora non fossero già sul palco
• sistemare il tutto in un posticino dell'esiguo retro palco, in modo che fosse agevole e veloce togliere i vestiti già usati e indossare i nuovi
• non mescolare i propri elementi con quelli degli altri
Dopo una mezz'ora in cui avevo esortato ogni membro del gruppo a figurarsi mentalmente ciascuno le proprie cose e i vari cambi, ho chiesto che in completa autonomia disponessero tutto questo nell'ordine corretto, senza l'aiuto degli adulti.
Sono stati perfettamente in grado di allestire il tutto e barcamenarsi al momento dello spettacolo vero e proprio, dove, come ben sappiamo, l'emozione di salire sul palco davanti al pubblico può generare una discreta dose di ansia. Alcune delle ragazze hanno persino trovato il tempo di pettinarsi i capelli in modo diverso tra una scena e l'altra.
Pertanto, tramite lo spettacolo teatrale, ogni giovane attore ha anche esercitato la propria organizzazione spazio-temporale.
Cecilia Moreschi
Leggi altri racconti e articoli su Teatro e Logopedia
Ciò che avviene sotto i riflettori è quello che tutti vedono. Ma non è più importante di quel che invece nessuno vede, quel che accade nel semibuio dello stanzino o del retro palco, in cui gli attori in pochi secondi devono preparare se stessi, i loro vestiti e gli oggetti per le scene che si susseguono sul palco.
Un esempio di tutto questo l'abbiamo vissuto con i ragazzi di una quinta elementare che metteva in scena tre storie. Tutti i giovani attori erano coinvolti nei tre atti unici, di conseguenza, oltre a tenere a mente il copione, le entrate e le uscite, l'espressività e i movimenti scenici, dovevano:
• organizzare ciascuno i propri vestiti della seconda e della terza scena, visto che avevano indosso solo quelli della prima
• organizzare gli oggetti da portare in scena, qualora non fossero già sul palco
• sistemare il tutto in un posticino dell'esiguo retro palco, in modo che fosse agevole e veloce togliere i vestiti già usati e indossare i nuovi
• non mescolare i propri elementi con quelli degli altri
Dopo una mezz'ora in cui avevo esortato ogni membro del gruppo a figurarsi mentalmente ciascuno le proprie cose e i vari cambi, ho chiesto che in completa autonomia disponessero tutto questo nell'ordine corretto, senza l'aiuto degli adulti.
Sono stati perfettamente in grado di allestire il tutto e barcamenarsi al momento dello spettacolo vero e proprio, dove, come ben sappiamo, l'emozione di salire sul palco davanti al pubblico può generare una discreta dose di ansia. Alcune delle ragazze hanno persino trovato il tempo di pettinarsi i capelli in modo diverso tra una scena e l'altra.
Pertanto, tramite lo spettacolo teatrale, ogni giovane attore ha anche esercitato la propria organizzazione spazio-temporale.
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