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Venerdì mattina stavo lavorando con un gruppo di cinque bambini affetti da disturbo dell’udito, età quinta elementare.
Avevo già in mente i giochi e le attività da proporre loro, ma subito prima di iniziare una delle bambine mi chiede se può fare agli altri un indovinello.
Naturalmente rispondo di sì e lei fa: "Qual è quella cosa che parla in tutte le lingue del mondo?" Passano alcuni minuti e nessuno indovina.
Ci arrendiamo e lei ci svela la soluzione: è l'eco, l’eco parla in tutte le lingue del mondo.
Tuttavia, qualcuno degli altri non sa di cosa si tratti e quindi cogliamo l'occasione per spiegare una nuova parola.
Ma non è finita qui.
Mi viene in mente che l'eco ci offre un ottimo spunto per fare un esercizio con la voce: ci mettiamo agli angoli della stanza cercando i punti più distanti fra loro.
Quindi a turno uno dice una parola scandendo bene le lettere e direzionando voce e sguardo verso il più lontano degli altri, che a sua volta farà rimbalzare la parola verso un altro, e così via fino a far parlare tutti.
Occorre quindi ricordare quelli che hanno già giocato per continuare la catena con chi resta.
Più velocemente si cambiano i posti e si ricomincia con una nuova parola da far "rimbalzare" come se fossimo le cime delle dolomiti.
E dopo le prime semplici parole come pane o gatto, siamo passati a supermercato, pasticcino e barbabietola.
Avremmo continuato se non fosse finito il tempo e i bambini non avessero dovuto correre a scuola.
Come viaggiano le lancette e la fantasia quando i protagonisti sono i migliori possibili.
Il gioco e i bambini.
Cecilia Moreschi
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