![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBGN1U4_Bns5xMx26LiIW0RnDs2jhdYk5O8IsmYEdZhHJblCsEdLuZMdrk9SwYZZVB6JleQ8RFWgiMcMjKTN1d8cW2n3kRXbZtlhTyLenSPMyfKU7gFddl5YnB41DG6-2ml8KPZLYtjsQ/s1600/Teatro+Logopedia+spettacolo+teatrale.jpg)
Quanto siamo abituati a dire sempre quel che pensiamo, anche se questo comporta interrompere gli altri, visto che ho dovuto riprendere spesso anche le colleghe.
E' stato bello che i bambini e i ragazzi verbalizzassero e dessero un nome a ciò che avevano sentito, anzi a volte abbiamo dovuto suggerire noi i nomi delle emozioni tipo “sollievo” o “tensione”, perché loro facevano capire che le avevano provate, ma non sapevano come chiamarle.
E’ importante dar voce ai propri sentimenti e sapere il nome di ciò che proviamo. Ci aiuta a conoscere noi stessi e a condividere con gli altri.
Inoltre, raccontare, parlare tutti insieme di un evento così importante e fuori dell’ordinario come lo spettacolo in teatro, è anche un modo per “dargli una cornice”, chiudere l’esperienza, e ora prepararsi a viverne delle altre.
Ho chiesto anche alle colleghe di ciascun gruppo di rimandare ai propri ragazzi una cosa che avevano notato di loro, in scena o durante l’anno. E’ bello per i nostri ragazzi anche avere “lo specchio” della propria terapista.
In tal modo, dei ragazzi ne è stata ulteriormente sottolineata la bravura, vista dagli occhi di chi era con loro dietro le quinte, e anche di chi ha lavorato con loro tutto l’anno e pertanto sa bene i miglioramenti che sono avvenuti.
Cecilia Moreschi
Leggi altri racconti e articoli su Teatro e Logopedia