Celebriamo il 75° anniversario dell'UNICEF con la favole e i pensieri degli Storytellers for Peace ( Narratori per la Pace ). In ordine di apparizione : Barry Stewart Mann (narratore, educatore, attore e autore, USA) Lisi Amondarain (narratrice, argentina) Alessandro Ghebreigziabiher (scrittore, drammaturgo, narratore, attore teatrale e regista, fondatore e coordinatore, Italia) Carla senza di Noi Band (Roberto Moreschi, chitarra, Orfeo Federici, basso, Vincenzo Coratella, percussionista, Italia) Hamid Barole Abdu (scrittore, narratore e poeta, Eritrea) Oriana Fiumicino (scrittrice, drammaturga e narratrice, Italia) Joerg Baesecke (scrittore e narratore, Germania) D.M.S. Ariyrathne (narratore, Sri Lanka) Sandra Burmeister G. (scrittrice, attrice, narratrice e pedagogista teatrale, Cile) Cecilia Moreschi (teatroterapista, drammaturga, attrice teatrale e regista, Italia) Jozé Sabugo (narratore, insegnante, attore teatrale e regista, Portogallo) Suzanne Sandow (regista, attrice, nar
Ogni settimana ho un gruppo di ragazzi con DSA. Hanno tutti già fatto teatro con me, pertanto sanno
come si sta sulla scena, da dove si entra e si esce, come si costruisce una gag.
L’altro ieri ho lavorato con loro sulle improvvisazioni: dopo aver diffusamente riepilogato di cosa si tratti, li ho informati che avevano una sedia come unico elemento scenico, ma che avrebbero potuto usarla a piacimento, per il resto erano liberi di recitare inventando quel che preferivano.
Per prima cosa dovevano mettersi d'accordo tra di loro, il che già non è scontato e implica il saper collaborare e ascoltare gli altri.
Poi hanno iniziato l'improvvisazione mentre noi operatrici stavamo ancora parlando.
Questo ha dato a tutti la possibilità di riflettere sull'importanza dell’inizio delle attività: a teatro come fa il pubblico a capire che lo spettacolo sta per iniziare? Perché si spengono le luci, hanno risposto i ragazzi, preparatissimi. Ma noi non eravamo a teatro, quindi chi recita deve cercare di attirare l'attenzione del pubblico che guarda, per far comprendere che si sta per iniziare.
I ragazzi hanno scelto un richiamo sonoro come segnale ed è cominciata l'improvvisazione: ovviamente la prima volta non è stata perfetta, ma è stata l'occasione per far riflettere i ragazzi che, proprio come un tema scolastico, una scena deve avere inizio, svolgimento e fine, e che quando si mettono d'accordo devono focalizzare tutti e tre questi momenti, anche se poi solo recitando svilupperanno tutto al meglio. E' quindi uno stimolo anche all'organizzazione mentale di un argomento che si sviluppa in una sequenza spaziale e temporale, e solo dopo questa organizzazione può svilupparsi la scena (alla stregua di un testo scritto al momento in cui si troveranno a scuola o un componimento orale quando dovranno sostenere un'interrogazione).
Infine ho chiesto loro di trovare un titolo alla scena, che riassumesse in poche parole tutta la storia, e questo ha stimolato un'altra abilità, ovvero quella della sintesi.
Cecilia Moreschi
Leggi altri racconti e articoli su Teatro e Logopedia
come si sta sulla scena, da dove si entra e si esce, come si costruisce una gag.
L’altro ieri ho lavorato con loro sulle improvvisazioni: dopo aver diffusamente riepilogato di cosa si tratti, li ho informati che avevano una sedia come unico elemento scenico, ma che avrebbero potuto usarla a piacimento, per il resto erano liberi di recitare inventando quel che preferivano.
Per prima cosa dovevano mettersi d'accordo tra di loro, il che già non è scontato e implica il saper collaborare e ascoltare gli altri.
Poi hanno iniziato l'improvvisazione mentre noi operatrici stavamo ancora parlando.
Questo ha dato a tutti la possibilità di riflettere sull'importanza dell’inizio delle attività: a teatro come fa il pubblico a capire che lo spettacolo sta per iniziare? Perché si spengono le luci, hanno risposto i ragazzi, preparatissimi. Ma noi non eravamo a teatro, quindi chi recita deve cercare di attirare l'attenzione del pubblico che guarda, per far comprendere che si sta per iniziare.
I ragazzi hanno scelto un richiamo sonoro come segnale ed è cominciata l'improvvisazione: ovviamente la prima volta non è stata perfetta, ma è stata l'occasione per far riflettere i ragazzi che, proprio come un tema scolastico, una scena deve avere inizio, svolgimento e fine, e che quando si mettono d'accordo devono focalizzare tutti e tre questi momenti, anche se poi solo recitando svilupperanno tutto al meglio. E' quindi uno stimolo anche all'organizzazione mentale di un argomento che si sviluppa in una sequenza spaziale e temporale, e solo dopo questa organizzazione può svilupparsi la scena (alla stregua di un testo scritto al momento in cui si troveranno a scuola o un componimento orale quando dovranno sostenere un'interrogazione).
Infine ho chiesto loro di trovare un titolo alla scena, che riassumesse in poche parole tutta la storia, e questo ha stimolato un'altra abilità, ovvero quella della sintesi.
Cecilia Moreschi
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