Qualche giorno fa stavamo lavorando sulla scomposizione dell'azione, una specie di "stop-motion"
fatta a teatro. Un bambino alla volta ha eseguito una azione quotidiana che fa tutti i giorni: arrivare in classe, posare lo zaino, sedersi al banco.
Poi, al suono del battito delle mani della terapista, doveva scomporre tutta questa sequenza di gesti in micro azioni: per ogni battito un passo, poi quando arrivava al banco, un battito per lo zaino a terra, uno per rialzare la schiena, uno per sedersi, uno per sistemare bene le gambe sotto il banco. L'effetto visivo di tutto ciò è come se fosse una sequenza di foto che messe l'una vicina all'altra ricostruiscono per intero l'azione. L'obiettivo terapeutico è la presa di coscienza di cosa faccia il nostro corpo, con quali tempi, in quante parti posso scomporre l’agire, cosa non devo sovrapporre e se il corpo riesce a trovare un suo ritmo, a non accavallare e dare il giusto tempo ad ogni movimento.
In questo modo anche il linguaggio avrà il giusto tempo, ritmo, pausa, fluire.
Alcuni dei nostri bambini parlano fagocitando le parole per la fretta. Altri non riescono a controllare il corpo, ad averne consapevolezza, è come guidare una macchina impazzita che va dove vuole lei e non dove vorresti tu.
Imporre quindi dall'esterno un fare rilassato, con il giusto ritmo, aiuta a trovare il tempo adatto per agire e parlare, che è quello che alberga dentro ciascuno di noi.
Cecilia Moreschi
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fatta a teatro. Un bambino alla volta ha eseguito una azione quotidiana che fa tutti i giorni: arrivare in classe, posare lo zaino, sedersi al banco.
Poi, al suono del battito delle mani della terapista, doveva scomporre tutta questa sequenza di gesti in micro azioni: per ogni battito un passo, poi quando arrivava al banco, un battito per lo zaino a terra, uno per rialzare la schiena, uno per sedersi, uno per sistemare bene le gambe sotto il banco. L'effetto visivo di tutto ciò è come se fosse una sequenza di foto che messe l'una vicina all'altra ricostruiscono per intero l'azione. L'obiettivo terapeutico è la presa di coscienza di cosa faccia il nostro corpo, con quali tempi, in quante parti posso scomporre l’agire, cosa non devo sovrapporre e se il corpo riesce a trovare un suo ritmo, a non accavallare e dare il giusto tempo ad ogni movimento.
In questo modo anche il linguaggio avrà il giusto tempo, ritmo, pausa, fluire.
Alcuni dei nostri bambini parlano fagocitando le parole per la fretta. Altri non riescono a controllare il corpo, ad averne consapevolezza, è come guidare una macchina impazzita che va dove vuole lei e non dove vorresti tu.
Imporre quindi dall'esterno un fare rilassato, con il giusto ritmo, aiuta a trovare il tempo adatto per agire e parlare, che è quello che alberga dentro ciascuno di noi.
Cecilia Moreschi
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