Allora, entro, gli chiedo di abbassare la musica, e gli dico se ha un momento per me. Lui non batte ciglio, lo prendo per un sì e mi seggo sul bordo del suo letto, mentre mi fissa schifato come se stessi lordando di sterco il suo sacro regno. A ogni modo, approfittando del suo silenzio, ho cominciato a parlargli del mio ragazzo. Oh, neanche due secondi che parte con i suoi te l’avevo detto, io lo sapevo, s’era capito dall’inizio, ma ovviamente sta parlando di lui.
Di chi?
Di lui, se stesso, di Mirko, perché lui parla sempre di sé, perché non ascolta mai, perché nessuno ascolta nessuno, e vai, e vai…
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Di lui, se stesso, di Mirko, perché lui parla sempre di sé, perché non ascolta mai, perché nessuno ascolta nessuno, e vai, e vai…
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