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Teatro e Logopedia: il tempo di osservare

Da più di dieci anni lavoro come docente in un centro di riabilitazione logopedica di Roma.
Con i bambini e ragazzi pratico la teatro terapia e il più delle volte è proprio grazie alle idee che loro mi fanno venire nell'attimo in cui li incontro, che riesco a inventare giochi e esercizi, in modo da usare il teatro per implementare le loro capacità comunicative (e un po' anche le mie).
Oggi avevo un gruppo di cinque bambini delle elementari e insieme abbiamo fatto il "Gioco del fumetto". Camminiamo liberamente per la stanza, ad un dato segnale ci fermiamo restando nella posizione che abbiamo preso e isoliamo due o più persone (tra bambini e terapiste che giocano con loro). Ecco dunque la nostra vignetta, e uno alla volta, sforzandosi di guardare davvero i gesti, le espressioni, la postura del corpo, deve immaginare dove sono, cosa fanno e cosa dicono, ovvero cosa c'è scritto nella nuvoletta del fumetto che esce dalla loro bocca. Una volta detto, i personaggi della vignetta devono recitare le battute suggerite, così da verificare se queste vanno bene con le loro posizioni. A volte sono davvero spassose. Ed è un buon metodo per soffermarci sullo sguardo (lui guarda lei, ma lei non guarda lui, quindi? Forse non è interessata a ciò che le sta dicendo), sui gesti che a volte le mani compiono senza che nemmeno ce ne rendiamo conto, sulle espressioni, in una sola frase sul corpo che parla (e allora diamogli voce).
Inoltre, lo sforzo che fanno i prescelti della vignetta per restare fermi tutto il tempo che occorre al loro amico per pensare, è proprio un'accortezza che i bambini hanno l'un per l'altro senza che ci sia bisogno di chiederlo.
Fermarsi e trovare il tempo di osservare, questa mi sembra la chiave del tutto.
Forse non solo a teatro.
Fermarsi qualche momento ad osservare due persone per comprendere appieno ciò che stanno facendo o si stanno dicendo, forse ci aiuta ad essere più consapevoli di quel accade attorno a noi.
E in noi.

Cecilia Moreschi

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